Discorso del Col. Lorenzo Cadeddu: Vittorio Veneto, 2 giugno 2022

2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA

Celebriamo oggi, in questa piazza a noi dedicata, perche anche noi facciamo parte del popolo, il 76°
anniversario di quel Referendum istituzionale che, dopo una sanguinosa guerra civile, portò alla
nascita della nostra Repubblica.
Personalmente considero questa circostanza tra le più significative fra le festività laiche che lo
Stato italiano ricorda perché per la prima volta le donne vennero ammesse al voto e perché l’esito
del Referendum istituzionale non fu un risultato scontato.
Non tutto il popolo riconobbe e accettò l’esito del referendum, si parlò di brogli, la Cassazione
dovette contare e ricontare ogni singolo voto per non dare adito a dubbio alcuno ma ci fu anche
chi giudicò il momento del Referendum non opportuno perché molti, troppi italiani furono esclusi
dal poter manifestare la propria volontà perché ancora rinchiusi nei campi di prigionia Alleati.
Ricordo a me stesso che gli ultimi fortunati combattenti rientrarono dalla prigionia in Russia
soltanto nel 1954.
Fatemi anche ricordare con orgoglio e soddisfazione come in questo momento a Roma il Gonfalone
dell’Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto, orgoglio della nostra città, sta sfilando davanti al
Presidente della Repubblica e davanti a tutti gli italiani.
Oggi, la più parte della popolazione italiana non ha vissuto quel periodo e guardando questa piazza
non possiamo non constatare come quella che dovrebbe essere tra le più significative festività
laiche venga considerata da più parti come solo una giornata non lavorativa, una giornata non
scolastica da trascorrere al mare in un lungo ponte festivo.
Comprendiamo che una gita al mare è il meno che possa accadere dopo due anni di pandemia e
tre mesi abbondanti di guerra in Europa che hanno assorbito tutta le nostre energie fisiche e
psichiche .
La Associazioni d’Arma no!

Le Associazioni si stringono a quanti in tutti i tempi e in tutte le latitudini sacrificarono la loro vita
per consentirci oggi una vita dignitosa. Le Associazioni d’Arma onorano sempre i loro Caduti
che poi sono patrimonio dell’intera comunità nazionale.

Mi sia consentito a questo proposito e a titolo personale, una annotazione che in coscienza sento di
dover condividere con voi.
La Sezione del fante da qualche giorno ha abbrunato la sua Bandiera per ricordare le centinaia di
migliaia di Caduti in guerra di tutte le Armi e di tutte le Specialità che una improvvida legge ha,
nella memoria, ucciso una seconda volta.
Qualcuno mi ha ricordato che il Parlamento è sovrano cosa, peraltro, che so benissimo per forma-
zione culturale e per studi effettuati ma mi oppongo, con tutte le mie forze alla suddivisione dei
nostri Caduti in morti di serie A e morti di serie B.
Il legislatore, sbagliando, ha ritenuto che il sacrificio di coloro che sono caduti in una micro
regione del troppo esteso campo di battaglia abbia comportato sofferenze più dolorose di quelle
patite da chi è caduto lungo altri tratti di fronte come in Russia o come le sabbie infuocate della
Libia o davanti ai plotoni d’esecuzione tedeschi a Cefalonia o alle Fosse Ardeatine?
Noi non lo crediamo!
Io, ho avuto l’onore e l’ orgoglioso di aver servito in uno dei 10 reggimenti di fanteria che in Russia
meritarono ben 11 medaglie d’oro al valor militare “alle Bandiere” e tante medaglie hanno meritato
gli artiglieri, gli alpini, i cavalieri, i bersaglieri, i genieri e tutte le Armi e Specialità delle Forze
Armate per la stessa campagna di guerra.
Oggi, tutti pensiamo che la morte sia sempre un evento drammatico e traumatico in qualsiasi
latitudine avvenga.
Come si può credere che il dolore di una mamma, di una moglie o il dolore dei figli che
hanno perso un padre in guerra vari a seconda della longitudine in cui il padre fece olocausto
della giovane vita donata alla Patria?
Il grande Ugo Foscolo si era già posto questa domanda che trasformò nel noto verso dei Sepolcri
nel quale si chiedeva e chiede ancora oggi a noi se in determinate condizioni “….il sonno della

morte fosse men duro…”. E sappiamo tutti che non lo è……
Siamo certi che il legislatore intendesse giustamente riconoscere ai nostri fratelli alpini gli indubbi
meriti per essere sempre presenti ovunque ci sia bisogno di loro. Ma il testo della legge, mal
formulato, dice tutt’altro.
Per noi i Caduti hanno compiuto un ugual sacrificio per la medesima Patria.
E se posso permettermi, con molta umiltà, manifestando il mio personale dissenso per questa
Legge male scritta voglio chiudere questa riflessione con le parole di Gabriele D’Annunzio che
parlando dei combattenti disse “Nessuno fu primo perché nessuno fu secondo”.

Viva la Repubblica! Viva l’Italia!