Inaugurazione del Monumento ai Fanti di Caerano di S. M. “Una comunità che ha scelto di ricordare”

 

Ieri, domenica 24 settembre 2023, a Caerano di San Marco, è stato inaugurato il Monumento ai Fanti. Una giornata che segnerà la storia del Paese.

Alle ore 9.30 è partita da via della Pace una lunga sfilata, accompagnata dalla banda musicale di Possagno. Una sfilata che ha visto protagonisti delle vie di Caerano, per circa un chilometro, centinaia di baschi e fazzoletti rosso blu di Fanteria.

In testa il gonfalone del Comune di Caerano, il Medagliere nazionale dei Fanti che, con le sue 655 medaglie d’oro al valor militare, vanta di essere il più medagliato d’Italia, seguiti dai numerosissimi vessilli e gagliardetti presenti. A chiudere i Fanti e le Patronesse e la Cittadinanza.

Alle ore 10 in punto la sfilata è entrata nella Chiesa Arcipretale di Caerano. Durante l’offertorio, nel silenzio composto dei fedeli, uno squillo di tromba ha impartito l’attenti.

Finita la Santa Messa il corteo ha riempito piazza della Repubblica per accogliere il nuovo Monumento.
Una delegazione ha quindi portato gli onori e un mazzo di fiori all’ ultracentenario Monumento ai Caduti. Ricomposti dinnanzi al nuovo Monumento, è stato scoperto dagli ex presidenti della sezione Fanti di Caerano e benedetto con l’acqua del Piave.

Sono seguiti i discorsi da parte delle autorità presenti: il Sindaco di Caerano Sig. Gianni Precoma, la Sig.ra Marianella Tormena in rappresentanza della Provincia,  il Presidente della Federazione di Treviso Sig. Pietro Prete, il Presidente Nazionale Sig. Gianni Stucchi. Tutti i discorsi hanno mirato ad un unico fine: quello della Pace e ricordo che dev’essere trasmesso alle nuove generazioni, rappresentate da un gruppo di alunni dell’Istituto Comprensivo di Caerano. E’ seguita la lettura della lettera inviata dal Presidente Zaia da parte del cerimoniere Sig. Moreno Avanzi.

È stata una cerimonia indimenticabile, con la quale i Fanti di Caerano hanno consegnato il loro Monumento ai concittadini ma soprattutto ai bambini e ai giovani, affinché i Valori della nostra Patria siano un lume nel loro cammino, un cammino che ci auguriamo di Pace, di fratellanza e di condanna verso ogni forma di guerra.

Il principio ispiratore del Monumento ai Fanti è il Piave, fiume sacro alla Patria.
L’accostamento quasi immediato della Fanteria al Piave è favorito dalla famosa “Leggenda del Piave”, un brano composto nel 1918 dal maestro Giovanni Gaeta, meglio noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, i cui primi versi, “il Piave mormorava, calmo e placido al passaggio, dei primi Fanti il 24 maggio”, sono riportati in una targhetta nella parte inferiore del Monumento.

La base è composta da un blocco quadrato in cemento rivestito in superficie da quarzo verde acqua a richiamo, appunto, delle acque del Piave.
Dalla base s’innalza una lastra in corten, come a innalzarsi proprio dall’acqua la voce del ricordo dei Caduti che non dobbiamo dimenticare. Sempre nella lastra in corten è raffigurata la sagoma di un Fante: uno per ricordarli tutti.
Infine in cima all’asta dell’alza bandiera, con uno sguardo privilegiato su Caerano, è fissato un elmetto di fanteria.

“È stata una cerimonia unica, che da diversi anni non si vedeva a Caerano. Una cerimonia che ci ha ricordato il senso di comunità. Una comunità che ieri ha ritrovato le sue radici, dove legami e ricordi si fondono. Una comunità che ha scelto di non dimenticare”, commenta la Sezione di Caerano.

Tutti quei soldati ignoti e non che si sono sacrificati per la nostra Patria erano accanto a noi, nelle nostre parole, nei nostri pensieri, nei ricordi tramandati da chi oggi non c’è più e visse il dolore della guerra.

4 novembre 2022

“Ancora oggi, dopo più di cento anni, non conosciamo il suo nome ma ricordarlo è il regalo più bello che possiamo fargli”

Annamaria Viggiani, Il Soldato senza nome – Storia del Milite Ignoto, Aurelia Edizioni, settembre 2022

 

4 novembre 2022…e il nostro pensiero ritorna lì.

Un brivido, una piccola lacrima che non riusciamo a trattenere, uno sguardo alto al quel cielo lontano, inconsapevole testimone di tanto dolore.

Davanti ai nostri occhi, oggi, almeno per un istante, è comparso l’Altare della Patria, custode del dolore comune di tutte le guerre.

Una preghiera abbiamo rivolto a quel Milite Ignoto, simbolo di tutti i Caduti della Prima Guerra Mondiale, e a Maria Bergamas, sua mamma spirituale.

Piano piano il dolore si è trasformato in commozione e davanti a tutti i monumenti in cui oggi si è celebrata la giornata del 4 novembre ci siamo sentiti orgogliosi. Orgogliosi di non aver mai dimenticato i nostri Eroi.

Lo scopo della nostra Associazione è proprio questo: non dimenticare mai!

E per farlo vogliamo partire dai più piccoli.

E’ sempre emozionante vedere scolaresche partecipare numerose a cerimonie come quelle di questa giornata. Non esistono “cose da grandi”, esistono  parole giuste per raccontare storie come quella del Milite Ignoto.

Abbiamo deciso di collaborare alla realizzazione di un libro illustrato per i bambini delle classi quarte e quinte delle scuole primarie intitolato “Il Soldato senza nome – Storia del Milite Ignoto” di Annamaria Viggiani, edito da Aurelia Edizioni.

Il libro racconta ai più piccoli la storia del Milite Ignoto.

Nelle intenzioni della pubblicazione l’auspicio che possa essere, per i bambini che lo leggeranno, un seme, da coltivare col passare degli anni, fino alla piena comprensione del Valore di questa Storia.

Buon 4 novembre 2022!

“Era la nostra protettrice di quella guerra dura”

“Era la nostra protettrice di quella guerra dura”

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia lunga più di un secolo. Il protagonista è Ernesto Maso, detto Domenico, papà dei nostri tre soci Rosanno, Ottorino e Virginio.

Era “una buia e tremenda notte oscura” del 1917. La seconda lunga notte di trincea per il Bersagliere Domenico Maso, ragazzo del ‘99. La pioggia scrosciante, il freddo e la paura. Il tuono delle granate.

Quella notte Domenico  e un compagno uscirono alla ricerca di  materiale utile per ricoprire la trincea e potersi riparare, almeno, dalla pioggia.

Nel buio della notte intravidero una costruzione, si accorsero che era una canonica, devastata dalle bombe e dai militari.

“Verso l’albeggio di prima mattina in un angolo di solaio vidi una madonnina […] verso mezzogiorno decidemmo che con la madonna in trincea di far ritorno. La portammo alta in spalla da baldi bersaglieri. Con il cuore che forte ci batteva per due paure i nemici e i superiori”.

In trincea scavarono una nicchia, vi deposero la statua  e “ben presto questo piccolo posto venne la meta di tutto il reggimento”.

La tennero in trincea per più di due mesi, finchè un reggimento di fanteria venne a dar loro il cambio.

Domenico e i suoi compagni furono trasferiti a Maser ma dopo pochi giorni tornarono a Covolo per riprendere la loro madonnina. “Era la nostra protettrice di quella guerra dura senza la madonnina tutti noi avevam paura”.

La portarono a Maser in spalle e lì la tennero per molti mesi, affinchè ricevettero l’ordine di “partire per un altro posto”.

“Allora la lasciai in custodia a una casa privata che il nome non ho mai saputo però mi sono fatto promettere che a guerra finita fosse restituita alla propria parrocchia.  Fu così che con molta gioia domenica 10 maggio 1970 a distanza di tutti questi anni mi recai per la prima volta a Covolo, mi informai di questo avvenimento e vidi con piacere che anche quella madonna è tornata alla sua chiesa. Come io felice tanti anni fa sono tornato alla mia casa che devotamente credo con l’aiuto di questa madonna”. 

La stessa madonnina che, a distanza di oltre cento anni da quella “buia e tremenda notte oscura”, nella ricorrenza della Festa dell’Assunta il 15 agosto 2022, ha riempito di gioia gli occhi e i cuori  dei cinque figli di Domenico: Aurelia, Giuseppe, Rosanno, Ottorino e Virginio, quando, in memoria degli altri cinque fratelli scomparsi e in ricordo del padre Domenico, sono andati in pellegrinaggio nella chiesa di Covolo per poter alzare con le loro mani quella stessa statua che per lunghi mesi aveva protetto tanti soldati dalle terribili insidie della guerra.

Discorso del Col. Lorenzo Cadeddu: Vittorio Veneto, 2 giugno 2022

2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA

Celebriamo oggi, in questa piazza a noi dedicata, perche anche noi facciamo parte del popolo, il 76°
anniversario di quel Referendum istituzionale che, dopo una sanguinosa guerra civile, portò alla
nascita della nostra Repubblica.
Personalmente considero questa circostanza tra le più significative fra le festività laiche che lo
Stato italiano ricorda perché per la prima volta le donne vennero ammesse al voto e perché l’esito
del Referendum istituzionale non fu un risultato scontato.
Non tutto il popolo riconobbe e accettò l’esito del referendum, si parlò di brogli, la Cassazione
dovette contare e ricontare ogni singolo voto per non dare adito a dubbio alcuno ma ci fu anche
chi giudicò il momento del Referendum non opportuno perché molti, troppi italiani furono esclusi
dal poter manifestare la propria volontà perché ancora rinchiusi nei campi di prigionia Alleati.
Ricordo a me stesso che gli ultimi fortunati combattenti rientrarono dalla prigionia in Russia
soltanto nel 1954.
Fatemi anche ricordare con orgoglio e soddisfazione come in questo momento a Roma il Gonfalone
dell’Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto, orgoglio della nostra città, sta sfilando davanti al
Presidente della Repubblica e davanti a tutti gli italiani.
Oggi, la più parte della popolazione italiana non ha vissuto quel periodo e guardando questa piazza
non possiamo non constatare come quella che dovrebbe essere tra le più significative festività
laiche venga considerata da più parti come solo una giornata non lavorativa, una giornata non
scolastica da trascorrere al mare in un lungo ponte festivo.
Comprendiamo che una gita al mare è il meno che possa accadere dopo due anni di pandemia e
tre mesi abbondanti di guerra in Europa che hanno assorbito tutta le nostre energie fisiche e
psichiche .
La Associazioni d’Arma no!

Le Associazioni si stringono a quanti in tutti i tempi e in tutte le latitudini sacrificarono la loro vita
per consentirci oggi una vita dignitosa. Le Associazioni d’Arma onorano sempre i loro Caduti
che poi sono patrimonio dell’intera comunità nazionale.

Mi sia consentito a questo proposito e a titolo personale, una annotazione che in coscienza sento di
dover condividere con voi.
La Sezione del fante da qualche giorno ha abbrunato la sua Bandiera per ricordare le centinaia di
migliaia di Caduti in guerra di tutte le Armi e di tutte le Specialità che una improvvida legge ha,
nella memoria, ucciso una seconda volta.
Qualcuno mi ha ricordato che il Parlamento è sovrano cosa, peraltro, che so benissimo per forma-
zione culturale e per studi effettuati ma mi oppongo, con tutte le mie forze alla suddivisione dei
nostri Caduti in morti di serie A e morti di serie B.
Il legislatore, sbagliando, ha ritenuto che il sacrificio di coloro che sono caduti in una micro
regione del troppo esteso campo di battaglia abbia comportato sofferenze più dolorose di quelle
patite da chi è caduto lungo altri tratti di fronte come in Russia o come le sabbie infuocate della
Libia o davanti ai plotoni d’esecuzione tedeschi a Cefalonia o alle Fosse Ardeatine?
Noi non lo crediamo!
Io, ho avuto l’onore e l’ orgoglioso di aver servito in uno dei 10 reggimenti di fanteria che in Russia
meritarono ben 11 medaglie d’oro al valor militare “alle Bandiere” e tante medaglie hanno meritato
gli artiglieri, gli alpini, i cavalieri, i bersaglieri, i genieri e tutte le Armi e Specialità delle Forze
Armate per la stessa campagna di guerra.
Oggi, tutti pensiamo che la morte sia sempre un evento drammatico e traumatico in qualsiasi
latitudine avvenga.
Come si può credere che il dolore di una mamma, di una moglie o il dolore dei figli che
hanno perso un padre in guerra vari a seconda della longitudine in cui il padre fece olocausto
della giovane vita donata alla Patria?
Il grande Ugo Foscolo si era già posto questa domanda che trasformò nel noto verso dei Sepolcri
nel quale si chiedeva e chiede ancora oggi a noi se in determinate condizioni “….il sonno della

morte fosse men duro…”. E sappiamo tutti che non lo è……
Siamo certi che il legislatore intendesse giustamente riconoscere ai nostri fratelli alpini gli indubbi
meriti per essere sempre presenti ovunque ci sia bisogno di loro. Ma il testo della legge, mal
formulato, dice tutt’altro.
Per noi i Caduti hanno compiuto un ugual sacrificio per la medesima Patria.
E se posso permettermi, con molta umiltà, manifestando il mio personale dissenso per questa
Legge male scritta voglio chiudere questa riflessione con le parole di Gabriele D’Annunzio che
parlando dei combattenti disse “Nessuno fu primo perché nessuno fu secondo”.

Viva la Repubblica! Viva l’Italia!

Vi presentiamo il nuovo Direttivo!

Nel primo pomeriggio di sabato 7 maggio, a Santandrà, si riunito il consiglio federale dell’Associazione Nazionale del Fante Federazione Provinciale di Treviso. Oggetto del giorno il rinnovo delle cariche federali.
L’assemblea è stata presieduta del Sig. Sebastiano Lazzarato, il quale, con consenso dei presenti, dopo l’appello eseguito dal Segretario uscente Leonardo Viggiani, ha dato la parola al presidente uscente Pietro Prete. Prete ha ripercorso i momenti salienti del suo mandato, rievocano alcune cerimonie e ringraziando tutti coloro che lo hanno sostenuto in questi anni, dal Direttivo Provinciale a tutte le varie Sezioni.
Si passa poi al voto, vengono presentati i candidati è all’unanimità  vengono eletti  alla carica di presidente il Sig. Pietro Prete, alla carica di consiglieri i Sig. ri: Moreno Avanzi, Virginio Maso, Giovanni Mini, Bruno Querin, Luciano Tumburus, Gino Valerio, Leonardo Viggiani e alla carica di revisori dei conti i Sig. ri Sergio Amadio, Luigi Lucchese e Giuliano Schiavon.
È stata rinnovata anche la carica di Coordinatrice Provinciale del gruppo Patronesse. Nuova eletta, all’unanimità, la Sig.ra Daniela Tomasi e come vice la Sig. ra Paola Carraro.
Il Direttivo si è poi riunito il giorno 20 maggio, in sede a Nervesa, per procedere all’assegnazione delle cariche tra gli eletti. Questo è il risultato:
Presidente Provinciale: Prete Pietro
Presidente Onorario: Lazzarato Sebastiano
Vice Presidente Vicario: Avanzi Moreno
Vice Presidente: Valerio Gino
Segretario Provinciale: Viggiani Leonardo
Cassiere Economo: Mini Giovanni
Gruppo Storico: Querin Bruno
Coordinatore attività: Maso Virginio
Cerimoniere: Tumburus Luciano
Presidente del Collegio Sindacale dei Sindaci: Amadio Sergio
Sindaci: Lucchese Luigi, Schiavon Giuliano
Coordinatrice Patronesse: Tomasi Daniela
Vice Coordinatrice Patronesse: Carraro Paola
Non ci resta che augurare buon lavoro a tutta la squadra!

Notizie dalle nostre Sezioni: Istrana

Carissimi,

la Sez. Fanti di Istrana è lieta di invitarvi alla Prima Festa delle Associazioni, organizzata dalla Pro Loco assieme a tutte le associazioni del Comune di Istrana.

DOMENICA 5 GIUGNO 2022, PRESSO VILLA LATTES (ISTRANA).

I Fanti saranno presenti con un gazebo e Vi aspettano numerosi!!!

 

Ecco la locandina con il programma.

In caso di maltempo la manifestazione sarà spostata a domenica 12 giugno 2022.

 

 

Festa della Fanteria, la “Regina delle Battaglie”

Oggi, 24 maggio 2022, come ogni anno, celebriamo la Festa della Fanteria, la “Regina delle Battaglie”. In questo giorno non possiamo non pensare a tutti quei Fanti che si sono sacrificati per la nostra Patiria.

«Il Piave mormorava,

calmo e placido, al passaggio

dei primi fanti il 24 maggio»

E. A. Mario

 

 

Buona Festa della Fanteria a TUTTI i Fanti!!!

Lettera aperta sull’istituzione della giornata naz. della memoria e del sacrificio degli alpini…

Quando la Storia la vogliono scrivere i politici. Mi rivolgo al deputato Guglielmo Golinelli, primo
firmatario della appena istituita “Giornata del sacrificio alpino”. Il suddetto parlamentare
evidentemente non conosce la storia della campagna di Russia e ritiene, sbagliando, che quella
campagna militare si identifichi con gli alpini. Non sa, per esempio, che le divisioni di fanteria erano in Russia già dal 1941 mente gli alpini sono arrivati nell’agosto del 1942. Non sa, per esempio, che la divisione di fanteria Vicenza (che faceva parte del Corpo d’Armata Alpino) tallonava la divisione Tridentina subendone le medesime (dis)avventure. Anzi, leggo nella pubblicazione “Le operazioni delle Unità italiane al fronte russo (1941-1943)” edito dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (pag. 443) “La divisione Vicenza si rimetteva in marcia […] Un primo attacco mosso dai resti del II/277° (unità di fanteria NdA) veniva respinto e doveva essere ripreso dall’intera colonna, con l’appoggio di semoventi tedeschi. La colonna italiana penetrava nell’abitato, immobilizzava i carri armati sovietici, sconvolgeva gli apprestamenti difensivi, ma nuove forze russe attaccavano la coda della colonna distruggendo il Quartier Generale della divisione ed un’aliquota del CLVI battaglione divisionale. L’azione della Vicenza era servita a svincolare reparti della Tridentina e tedeschi…”. Dunque, l’azione di una “modesta” divisione di fanteria peraltro priva del reggimento d’artiglieria, con il solo armamento individuale e di reparto consentiva agli alpini della Tridentina di riprendere la marcia. Non crede onorevole che morire in guerra in ogni latitudine abbia uno stesso valore umano oltrechè simbolico? Crede che chi è caduto sulle sabbie infuocate di Alamein abbia sofferto meno di chi è caduto a Nicolajevka? Davvero crede questo? E crede anche che i 60 mila alpini caduti in Russia valgono più dei 359 mila fanti caduti sul Carso nella 1^ G.M.?
Questo accade quando la politica vuole scrivere la Storia per via legislativa. Onorevole, non avrà certamente il mio voto e credo saranno in molti a seguire le mie orme, anche alpini che hanno trovato questo provvedimento volto solo a distruggere la memoria dei Caduti in guerra. Non c’era bisogno di questo provvedimento divisivo perchè il sacrificio di coloro che sono morti in guerra era ed è ben rappresentato dalla figura del Milite Ignoto di cui da poco abbiamo celebrato il centenario.
Auspico solo che il Presidente della Repubblica che tra i suoi doveri ha quello di garantire l’unità degli italiani non ratifichi il provvedimento.

Con infinita disistima
Col. c.a. Lorenzo Cadeddu

Nuova vita ai cavalieri di Vittorio Veneto

Il 26 ottobre del 2008 moriva a Castano Primo, presso l’Istituto per anziani “Don Guanella”,
Delfino Borroni, ultimo combattente italiano della Grande Guerra. Era un bersagliere ed era nato a Turago Bordone (PV) il 23 agosto 1898.

Alla sua morte qualcuno disse che l’Associazione dei Cavalieri di Vittorio Veneto si era, di fatto,
anemizzata, per la sopravvenuta morte dell’ultimo combattente di quel conflitto.
Teoricamente, ma solo teoricamente, le cose dovevano andare così perché non esistevano più ex combattenti e dunque l’Associazione non aveva più motivo di esistere.

Di fatto nessuno ha mai ufficialmente sciolto il sodalizio anzi, mentre i componenti del Consiglio Nazionale andavano, pian piano, a raggiungere il buon Delfino Borroni, il Comune di Vittorio Veneto rimaneva l’unico componente del Consiglio Nazionale.
Intanto, da le più diverse parti d’Italia giungevano al Sindaco di Vittorio Veneto, dottor Antonio
Miatto, inviti a non lasciar morire l’Associazione perché altrimenti nessuno avrebbe più ricordato i Caduti e i combattenti della Grande Guerra.

Grazie all’attività di studio e consulenza di giureconsulti è stata individuata la procedura per
mantenere attivo il sodalizio. Non saranno più gli ex combattenti gli iscritti ma i loro figli e nipoti e quanti sono sensibili al culto della Grande Guerra.

Sabato 19 marzo al Museo della battaglia di Vittorio Veneto ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione del nuovo sodalizio. Era presente il Sindaco di Vittorio e il nuovo presidente dell’Associazione Mario Collet, fante in congedo e sindaco del Comune di Follina.

Accorate le sue parole cui sono seguite quelle della Vice Presidente, dottoressa Antonella Uliana che ricorda quel 1968 quando, lei bambina, il Presidente della Repubblica, Saragat, distribuì le croci agli ex combattenti della 1 a Grande Guerra. “Non dimentico gli occhi lucidi di mio nonno” ha detto l’assessore Uliana, a chi si complimentava con lui per aver combattuto quella grande guerra rispondeva che aveva fatto solo il suo dovere e si commuoveva sino alle lacrime quando sentiva la “Canzone del Piave” o ricordava i suoi compagni che non erano più tornati. Tra i soci onorari del rinato sodalizio la signora Lidia Talin, figlia del primo presidente nazionale dell’Associazione dei Cavalieri di Vittorio Veneto e madrina della locale sezione dell’Associazione del Fante perché suo papà era un fante.

Siamo certi che il rinato sodalizio tornerà a pieno titolo ad essere punto focale per tutte le
Associazioni combattentistiche e d’Arma perché di questa Associazione i nostri nonni erano
orgogliosi: era la prima volta, infatti, che nei 161 anni dell’Italia quale Stato unitario che gli ex
combattenti ricevevano, da parte dello Stato, un riconoscimento ufficiale per il dovere compiuto.

Lorenzo Cadeddu
Presidente Sezione Fanti di Vittorio Veneto